19/10/2019

Il Reale nella vita e nella clinica


Giornata di studio

Il Reale nella vita e nella clinica psicoanalitica
 

Sabato 19 ottobre 2019

Ore 9,30 – 13,30  - 14,30 – 18,30

Interventi di Pierre Arel, Alexis Chiari, Fabrizio Gambini, Mauro Milanaccio, Renata Miletto, Susana Morath, Bruno Moroncini.

Il senso comune ci dice che è reale ciò che appartiene alla realtà. Ma ciò che chiamiamo realtà è intrecciato con la nostra percezione, col nostro pensiero, con i nostri stati d’animo e, in fondo, con le parole di cui disponiamo per dirlo. Freud cercava di svincolare la nozione di reale da quella di realtà e, già nel 1899, affermava che l’inconscio è lo psichico reale nel vero senso della parola. Cercava però questo reale nella realtà che supponeva al materiale biologico: una carica energetica che viene trasferita su un determinato dispositivo, o ne viene ritirata. Nel 1925 sono però i residui di rappresentazioni verbali che prendono in qualche modo il posto della “carica energetica”.
Lacan avanza sullo stesso terreno, privilegiando la scrittura e la materialità del simbolico, fino a farci chiedere cosa divenga il reale della nostra vita di uomini e di donne nel XXI secolo. Si parla ormai apertamente di “invenzioni trans/singolari” e si parla, enfatizzando, di “scelta”. Scelta soggettiva tra essere uomo o donna o, perché no?, di essere uomo e donna. Ognuno dunque a modo suo: fiero della propria singolarità. Ma la scelta di cui parla la psicoanalisi è scelta del soggetto, che è inconscio, e ciò che per il soggetto può dirsi “scelta” appare all’occhio della coscienza come un reale sul quale si è impotenti. Solo l’ipertrofia egoica del nostro tempo, il trionfo senza limiti dell’immaginario, consente all’Io l’illusione di cavalcare la tigre. Si crede così che ognuno possa realizzare, a modo suo, la propria singolarità, disconoscendo il vincolo di un reale sessuale che non cessa di essere tale e che, soprattutto, non cessa di domandare la sua libbra di carne, la sua quota di sofferenza.
Interrogare oggi la nozione Reale può dunque servire a definirne lo statuto tra le due sponde di un dire che da un lato non si affranca dall’essere letteratura e, dall’altro, affida al puro simbolico dei matemi e della topologia la speranza vana di afferrare, attraverso il Simbolico, il Reale in quanto disincarnato.



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