Paul. B. Preciado, Sono un mostro che vi parla, Fandango, Roma 2021.
Paul B. Preciado è un filosofo. È un filosofo che ha scritto nel corpo un ideale: diventare un Uomo, un essere umano. Né uomo né donna, bensì Uomo; sapiens senza qualificazione sessuale.
Paul B. Preciado è un Uomo. Lo è diventato per sua scelta: dolorosamente, costruendo la sua nuova gabbia e usufruendone, scavando a mani nude il tunnel della propria libertà.
Paul B. Preciado si rivolge agli psicoanalisti, a quelli presenti, nel 2019, alle giornate internazionali di Parigi dell’École de la cause freudienne sul tema «Le donne in psicoanalisi».
La sua posizione è limpida: «…ho chiesto alle istituzioni psicoanalitiche di assumersi la loro responsabilità di fronte all’attuale trasformazione dell’epistemologia sessuale e di genere», ma «nei giorni successivi a questo discorso, le associazioni psicoanalitiche si sono scannate. L’École de la cause freudienne si è divisa, affilando le posizioni pro e contro.»
Facendo il lavoro che faccio, di questo scannarsi ho avuto gli echi, ho constatato di persona la divisione, lo scannamento in atto.
Perché questa divisione? Cosa possiamo dire del suo essersi verificata? Della virulenza con la quale si è verificata?
Vedete com’è facile scivolare via dalla propria posizione di analisti e schierarsi politicamente: membri a pieno titolo della polis. Non vi dirò, di nuovo, in cosa consista il tenere una posizione analitica. Vi dirò però cosa la psicoanalisi ha da dire sul discorso commovente, prezioso di Paul. B. Preciado.
In lui tutto avviene sotto i riflettori dell’Io. La coscienza dolorosa della propria posizione l’ha portato a costruire coscientemente, consapevolmente un percorso che, di gabbia in gabbia, spera, crede, possa condurlo non alla libertà, ma almeno, quello sì, verso la libertà: libertà dell’Uomo di affermare sé stesso.
Questa libertà è però tarlata. È tarlata come è tarlata la verità che la sottende. Per la psicoanalisi il vero non si contrappone al falso nella logica del due, il signore non si contrappone al servo come nella dialettica
hegeliana prima e marxiana poi, la pace non si contrappone alla guerra e l’uomo non si contrappone alla donna. Piuttosto, c’è del vero nel falso, e viceversa; c’è del signore nel servo, e viceversa; c’è della pace nella guerra, e viceversa; c’è dell’uomo nella donna, e viceversa. C’è, insomma dell’analista.
E, soprattutto, c’è una struttura che regge l’apparenza fenomenica e apparentemente imprescindibile della ferrea logica del due. A suo modo, commoventemente, comprensibilmente, Preciado combatte la logica del due.
La psicoanalisi, invece di rispondere accogliendolo e facendo valere la sua logica del tre, della struttura soggiacente la dialettica fenomenica del mondo, ha scelto di ricorrere alla logica del due, alla logica della contrapposizione, del pro e del contro. Povera psicoanalisi.