01/04/2020
Virus
di Fabrizio Gambini
Virus
Infinitesimale, cieco,
Pura macchina biologica e replicante.
Capace d’infinite conseguenze.
Conseguenze nostre,
Non sue,
Ché solo per noi
La vita è vita.
Il cellulare al tempo del Coronavirus. C’è di che pensare; in particolare la diffusione di una serie di “lettere” indirizzare al virus, tentativi anche ben fatti di trarre una morale da ciò che accade. Non so, davvero non so. Per il momento le due quartine in ex ergo sono tutto quello che mi viene da dire.
Mi pare forte la tentazione di vedere nel virus un'occasione di rinascita, magari sempre mancata, come spesso sono le occasioni. Poi penso che non è una posizione tanto diversa da quella futurista, del genere : guerra igiene del mondo. Posizione per la quale ho sempre avuto orrore. Allora torno al virus e mi fermo lì, ad intenzionarlo come si intenziona la caduta di un meteorite, una stella cadente: occasione per esprimere un desiderio, un’intenzione, appunto.
Delle intenzioni sappiamo che non durano e poco altro; in ogni caso sappiamo di loro troppo poco per potercene fidare. Sentite questa:
Dopo ogni guerrac’è chi deve ripulire.In fondo un po’ d’ordineda solo non si fa. C’è chi deve spingere le macerieai bordi delle stradeper far passarei carri pieni di cadaveri. C’è chi deve sprofondarenella melma e nella cenere,tra le molle dei divani letto,le schegge di vetroe gli stracci insanguinati. C’è chi deve trascinare una traveper puntellare il muro,c’è chi deve mettere i vetri alla finestrae montare la porta sui cardini. Non è fotogenicoe ci vogliono anni.Tutte le telecamere sono già partiteper un’altra guerra. Bisogna ricostruire i pontie anche le stazioni.Le maniche saranno a brandellia forza di rimboccarle. C’è chi, con la scopa in mano,ricorda ancora com’era.C’è chi ascoltaannuendo con la testa non mozzata. Ma presto lì si aggirerannoaltri che troveranno il tuttoun po’ noioso. C’è chi talvoltadissotterrerà da sotto un cespuglioargomenti corrosi dalla rugginee li trasporterà sul mucchio dei rifiuti. Chi sapevadi che si trattavadeve far posto a quelliche ne sanno poco.E infine assolutamente nulla. Sull’erba che ha ricopertole cause e gli effetti,c’è chi deve starsene distesocon una spiga tra i denti,perso a fissare le nuvole. Meglio di Szymborska (La fine e l’inizio) non si può dire. Talvolta mi vedo con la scopa in mano a ricordare com’era, parte di chi sapeva; talvolta però mi scopro disteso con una spiga tra i denti a fissare le nuvole. Temo che questo sia una specie di destino o un destino di specie: la nostra, la specie dei parlanti. La Storia, maiuscola o minuscola che sia, non ci migliora, almeno non necessariamente. Piuttosto, questo sì, ci cambia e lo fa col suo Reale, attraverso strade e percorsi che non hanno un fine. Il che naturalmente non ci impedisce di continuare ad immaginarne uno…
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