01/06/2017

Vegano... Vega-no


di Silvia Novarese

La figura del vegano è oggi così diffusa che non sempre notiamo che c'è una differenza col vegetariano; il vegetariano è quello che non mangia carne, né pesce, mentre il vegano non mangia neanche i derivati dell'animale (quindi niente latte latticini uova, ecc.)
 
Si tratta di una forma di estremizzazione, visti dall'esterno appaiono spesso prendere la lodevole forma di rispetto per l'essere vivente animale, -spesso sottoposto a forme di crudeltà violenta per sopprimerlo e farne alimento, - come una nuova forma di credenza religiosa.
 
Ho avuto modo di ascoltare alcuni esponenti di questa “dottrina”, e son rimasta colpita dalla estremizzazione della loro convinzione. Intendiamoci, spesso gli animali da carne son sottoposti a crudeli modi di allevamento e ancor più crudeli modi di uccisioni, in questo penso che possiamo concordare.
 
Quello che risalta dalle parole e dai comportamenti del vegano è la estremizzazione e l'assolutezza delle affermazioni. Il vegano ha una dottrina sua sul mondo, una dottrina che non ammette repliche, dubbi, compromessi... Spesso poi colpisce il comportamento violento: proprio il fautore della non violenza sull'animale si scaglia con parole e talvolta aggredisce chi non condivide la sua fede. Perché di “fede” si tratta, intendendo con questo convinzioni assolute, su di sé, sul mondo, sugli uomini: tutto buono, tutto cattivo
 
Possiamo col nostro linguaggio lacaniano affermare che il vegano rifiuta la castrazione,   atteggiamento che ha una diffusione crescente nella nostra contemporaneità, tradotto in altri termini, non si accettano più i limiti i compromessi faticosi colla realtà.
 
 Ho avuto modo di ascoltare racconti di aggressioni violente in nome del benessere animale e veniva da pensare che l'oggetto era in qualche modo non importante, l'importante era sfogare rabbia e violenza ---e qui viene in mente Freud quando scrive che in un certo senso l'oggetto della pulsione in fondo non è importante, importante è la meta.
 
Viene quindi la domanda: forse proprio perché oggi assistiamo, qui nella nostra civiltà occidentale, al declino e alla scomparsa di forme di religione codificata, il vuoto lasciato dalle convinzioni religiose viene riempito da queste forme nuove di credenze assolute?
 
Come se l'uomo avesse comunque bisogno di una “Religione”, religione che per millenni è stata la religione cristiana monoteista e oggi viene sostituita da altre
 
Un altro aspetto che mi ha colpito è il racconto di come queste persone sono arrivate alla dottrina vegana. Il vegano ha avuto un momento di “illuminazione”, la sua non è stata una scelta graduale e sottoposta a oscillazioni: c'è stato un momento in cui sono stati “illuminati”e da allora non hanno più avuto tentennamenti, dubbi. Anche questo ci ricorda ad esempio le conversioni religiose.
 
Soffermandoci sugli aspetti psicologici, vorrei far notare che questa radicalità, questa estremizzazione ha forse trovato oggi un oggetto di credenza, l'animale, ma è un animale che viene idealizzato, che non viene visto nei suoi aspetti realistici: come potrete notare da molti siti, l'animale è buono, intelligente, si cura del suo prossimo, è generoso, ragiona, insomma non è un animale ma gli vengono attribuite le -  buone- qualità umane. In questo modo tra l'altro non si può davvero aiutare l'animale.
 
Come molti veterinari fanno notare, se l'animale non è visto nella sua specificità “animale” non umana, non si può capire ..ed eventualmente far qualcosa per lui.
 
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